Nel momento in cui le suore Oblate dei poveri, dopo una presenza costante e preziosa di 58 anni, hanno riconsegnato alla Diocesi il convento del Gradaro, il vescovo ha chiesto, tramite i referenti diocesani USMI e CISM, di poter custodire quest’opera con il contributo di una comunità intercongregazionale: una comunità formata da sorelle di diverse congregazioni, che chiede a ciascuna di vivere come un piccolo esodo la chiamata a uscire da sé, dalle proprie ritualità, per crearne altre.
Siamo in tre: suor Chiara Dobelli, della congregazione delle Oblate dei Poveri; suor Loreta Paulinia, delle Suore dell’Incoronata; suor Elisa Fava delle Sorelle di San Francesco.
In un tempo in cui si registra un forte calo di vocazioni (nella nostra stessa diocesi siamo stati testimoni delle molte congregazioni che hanno dovuto rinunciare alla presenza) è un grosso investimento rispondere a questa chiamata e poter contribuire fattivamente a questo progetto. Un’esperienza quindi che uscendo dagli stetti confini delle congregazioni si offre come una forte esperienza ecclesiale e segno di comunione.
Un segno di continuità con l’opera delle Oblate sarà il servizio di accoglienza rivolto a donne che si trasferiscono a Mantova per motivi di lavoro o studio. Accanto a questo il desiderio della Diocesi è di poter offrire un luogo dedicato alla formazione e alla vita spirituale, che possa sostenere ed accompagnare il cammino pastorale. Gli ambienti del Gradaro saranno quindi disponibili all’accoglienza di gruppi per giornate formative e momenti di ritiro; in supporto dei Tavoli diocesani, delle loro équipe e delle iniziative promosse.
Le sorelle svolgeranno inoltre il loro servizio sul territorio attraverso i Tavoli pastorali, nell’Unità pastorale della città, nel servizio alle cure palliative e nella segreteria pastorale diocesana: un impegno che vuole contribuire a creare sempre più sinergia tra le varie iniziative.
Abbiamo voluto porre questa fraternità nascente sotto il nome di Maria Madre della Chiesa, a motivo delle parole del Vangelo di questa memoria liturgica, in cui troviamo una spinta identitaria:
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. (Gv 19, 26)
La Madre e il figlio sono affidati reciprocamente da Cristo. Custodendo il discepolo Maria è madre di tutta la Chiesa, ma anche il discepolo è chiamato a questa relazione privilegiata. Così anche noi ci sentiamo nella Chiesa e per la Chiesa, custodi e discepole, per imparare insieme come vivere nella sequela.
La celebrazione di insediamento della comunità "Maria Madre della Chiesa", presieduta dal vescovo Marco, si è tenuta il 2 ottobre 2024.