Nato ad Asola nel 1977
Diocesi di Latacunga (Ecuador) - Operazione Mato Grosso
Indirizzo: Parroquia “San Juan Bautista” de Guangaje c/o Casa Campesina de Pujilì - Cotopaxi - Ecuador
E-mail: claudio_Berna@libero.it
Sono cresciuto nelle parrocchie “Assunzione della B.V.M. e S. Andrea apostolo” di Asola, che sono ancora il mio punto di riferimento quando rientro in Italia.
Da giovanissimo, nel momento in cui mi stavo un po’ stancando degli ambienti parrocchiali, incontrai i giovani dell’Operazione Mato Grosso che mi invitarono a sporcarmi le mani per chi ha più bisogno. Iniziò per me il cammino più bello ed importante della vita, che mi portò a regalare il tempo, gli sforzi e le energie per gli altri. Prima qua in Italia attraverso il lavoro fisico e tante attività a favore dei poveri (di Perù, Ecuador, Bolivia e Brasile) e la condivisione con tanti altri compagni di strada. E poi mi portò in missione in Ecuador come giovane volontario.
Le esperienze vissute in missione in mezzo alla gente povera, ai bambini, ai giovani, agli amici dell’OMG e a p. Ugo de Censi mi hanno posto le domande di senso della vita e mi hanno spinto a cercarne la risposta accompagnandomi fino al seminario e al desiderio di poter regalare tutta la vita al Signore e agli altri.
Sono parroco di Guangaje, una parrocchia a 4000 m s.l.m. costituita da 37 villaggi, popolata da 8500 persone che vivono in condizioni di estrema povertà. Insieme ai volontari dell’OMG che mi accompagnano e ai collaboratori locali cerchiamo di rispondere alle diverse necessità che la gente vive in modo molto urgente (alimentazione, precarie condizioni abitative, educazione, salute… varie ed eventuali) e di portare avanti tutto il lavoro pastorale (catechesi di bambini e giovani, preparazione pre-sacramentale, celebrazioni eucaristiche, funerali, sacramenti, visite agli ammalati, incontri di preghiera, attività caritative a favore dei più poveri…).
La situazione del Paese è molto complessa dal punto di vista sociale, politico, economico ed anche religioso. L’aspirazione della gente ad avere “qualcosa” in più, ad uscire dalla loro situazione di povertà mi pare che li stia allontanando dai valori più semplici e fondamentali della convivenza umana e cristiana. “Io” sono colui che conta, né gli altri né tantomeno Dio.
Ciò che mi sta a cuore è provare ad essere un buon “padre” così come la gente di là chiama noi sacerdoti. Aiutare, sostenere, appoggiare, voler bene, consolare, incoraggiare, suggerire, correggere… ma soprattutto cercare ciò che più conta nella vita: il Signore. Non si tratta di insegnare una bella lezione, ma di provare piuttosto a camminare insieme verso di Lui.
Mi interessa lavorare soprattutto con i giovani, perché credo siano coloro che più hanno il bisogno e il desiderio di trovare un senso alla vita e che possano accogliere con più freschezza la proposta di un cammino buono e vero qual è il cammino di Gesù.