Sono cresciuta a Castelgrimaldo (Guidizzolo) dove ho ancora alcuni parenti. A nove anni ci siamo trasferiti a Sesto S. Giovanni dove papà aveva trovato lavoro. Ho cominciato a frequentare le suore salesiane della parrocchia e qui è maturata la mia vocazione. Ho lasciato la famiglia a diciassette anni.
Dopo la formazione ho lavorato durante i dieci anni successivi tra Torino e Milano col desiderio crescente di partire per le missioni.
Nel 1979, dopo alcuni mesi a Parigi per imparare la lingua francese, sono partita per il Gabon dove sono rimasta dieci anni. In seguito sono stata nel Togo, poi nel Camerun e attualmente in Congo Brazzaville.
Ho sempre lavorato con bambini e adolescenti nella scuola e con i giovani nei centri professionali. Per sei anni ho coordinato le comunità in Africa Centrale.
Sto ancora imparando cosa vuol dire essere missionaria! E sono felice! Da cinque anni sono a Pointe Noire (Congo Brazzaville) dove con altre quattro sorelle (una gabonese, una congolese, una vietnamita e una indiana) ci occupiamo della scuola secondaria, di un centro professionale, della casa famiglia per bambine e ragazze in difficoltà, dell’oratorio e del centro giovanile... La situazione del Paese è molto dura: vent’anni di marxismo e due guerre civili hanno messo il Paese in ginocchio. La politica “corrotta” chiude sempre più le porte della speranza.
Il Covid-19 ha dato il colpo di grazia all’economia. Grandi società, come ENI CONGO, TOTAL e altre, hanno ridotto al minimo la loro attività, facendo crescere la disoccupazione. Molto personale straniero è partito. La gente è coraggiosa e non si lascia abbattere, ma avere anche solo il necessario per vivere è difficile.
Alcune iniziative che ci piacerebbe realizzare: vogliamo rafforzare la formazione professionale dei giovani, soprattutto dei meno fortunati, perché non perdano la fiducia in un avvenire migliore. È necessario “modernizzare” i nostri laboratori perché i giovani possano rispondere più efficacemente alla domanda del mondo del lavoro. Nella casa-famiglia siamo un po’ alle strette e soprattutto sentiamo la necessità di offrire locali separati e più adatti alle ragazze più grandi.