Storia e territorio

La basilica di Santa Barbara

La basilica palatina di Santa Barbara, chiesa di corte dei Gonzaga, fu fatta erigere, con il campanile, dal duca Guglielmo fra il 1562 e il 1572, su disegno di Giovan Battista Bertani.

La facciata è caratterizzata da tre archi, sormontati dal frontone, che introducono nel vestibolo d'accesso sopra il quale, all'interno, si trova la grande cantoria per i musici.

L'interno, a navata unica con cappelle laterali, presenta due grandi lanterne quadrate, di cui una al centro, l'altra sopra l'altare maggiore, cui si accede tramite una scalinata semicircolare. Domina il coro Il Martirio di S. Barbara, la grande pala dipinta da Domenico Brusasorci su invenzione del Bertani, racchiusa in una ricca cornice. La lunetta superiore che oggi vediamo è opera settecentesca di Pietro Fabbri: l'affascinante originale - sostituito perchè ammalorato - è ancora conservato nel patrimonio della Basilica. Di fianco all'altare maggiore una scala porta alla cripta, ripartita in tre navate con un sacello a pianta ellittica.

Le pale dei due grandi altari laterali sono di Lorenzo Costa il giovane su idee del Bertani (a destra Il battesimo di Costantino, a sinistra Il Martirio di Sant'Adriano). Sono attribuite a Fermo Ghisoni le figure dipinte su ambo le facce delle ante dell'organo (Santa Barbara e San Pietro da un lato; L'Annunciazione dall'altro). Altri quadri di pittori giulieschi sono sugli altari piccoli: a destra La consegna delle chiavi a San Pietro di Luigi Costa e Santa Margherita di Giambattista Giacarelli; a sinistra Il battesimo di Cristo di Teodoro Ghisi e La Maddalena dell'Andreasino. I quattro ovali sono opera di Pietro Fabbri (Santa Lucia e Santa Caterina), di Amadio Enz (Sant'Anna con Maria bambina), e di un anonimo del secolo XVII (Sant'Antonio con Gesù Bambino). Una cappellina appartata a sinistra contiene invece una quadro settecentesco, del Bazzani (Madonna e santi).

Il presbiterio, sopraelevato, è chiuso da una cancellata settecentesca; del tardo '600 sono gli stalli del coro, finemente scolpiti e provenienti dalla demolita chiesa di San Domenico. Le statue polimateriche sono del secolo XVII. Il lampadone posto davanti all'altare maggiore è stato commissionato dal duca Vincenzo I.

Una chiesa per il duca Gonzaga, dunque, ricca nel patrimonio (basti solo pensare agli arazzi su cartoni di Raffaello, lasciati dal card. Ercole a Guglielmo e da questi donati alla sua Basilica), in cui gli uffici divini assumono solennità, ricchezza, attraverso una organizzazione precisa e articolata. Una chiesa "che suona", non solo per la cappella musicale di cui viene ben presto fornita, ma per i diversi spazi da cui può provenire la musica. Una chiesa che è diversa da tutte le altre, perchè il progetto di Guglielmo sottende l'idea di onorare Dio e insieme di mostrarsi "vero signore" del suo tempo; ciò trova le sue risposte concrete nelle realizzazioni di quanti lavorano in S. Barbara, per la sua costruzione e per la sua vita religiosa e artistica.