Cattedrale
Domenica 1 dicembre è partita la sperimentazione dell'adeguamento liturgico
Redazione
02 Dicembre 2024
Domenica 1 dicembre, inizio del Tempo di Avvento, la cattedrale di Mantova ha accolto i fedeli con una veste rinnovata, frutto della proposta di adeguamento liturgico che la Diocesi di Mantova intende sperimentare nel corso del prossimo anno, illustrata la scorsa estate e presentata a settembre nel corso della Settimana della Chiesa mantovana.
Durante la celebrazione delle ore 18, presieduta dal vescovo Marco e concelebrata dai sacerdoti della città e dai Canonici della cattedrale - in cui sono stati ricordati i Vescovi e i Canonici defunti - il vescovo nella sua omelia ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali di questo cambiamento:
«Un progetto come questo di adeguamento liturgico vuole rappresentare l’occasione propizia di un esercizio di rieducazione alla preghiera. Uno dei capisaldi della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano: formare i fedeli a partecipare meglio alla celebrazione, cioè in forma attiva, piena e consapevole. Riformare i riti, i libri liturgici e gli spazi celebrativi è lo strumento finalizzato a raggiungere questo obiettivo».
«Partecipare in forma attiva – ha spiegato il vescovo - non significa fare qualcosa di esteriore, avere dei ruoli attivi durante il rito; più profondamente significa partecipare stando dentro al gesto liturgico che si compie, sapendolo svolgere per quello che è, che realizza, che significa, e perciò sintonizzandosi alla medesima preghiera che coinvolge tutti i membri dell’assemblea».
Questo tempo di sperimentazione è quindi sia comunitario che personale, così come la preghiera liturgica stessa, che crea lo spazio sacro dell’incontro con il Signore. Si tratterà di sperimentare per capire come abitare la celebrazione: quale posto scegliere, come collocarsi per partecipare nel modo più fruttuoso al rito in ragione del sentire, del vedere, del pregare insieme.
«Ci è richiesta una disponibilità ad entrare – ha continuato il vescovo – in un vero e proprio processo trasformativo in cui il nostro oggi è contemporaneamente connesso con il passato (il progetto architettonico di Giulio Romano e la storia dell’edificio e della comunità che lo ha vissuto nel passato) e con il futuro (il rinnovamento di forme ecclesiali, e quindi anche liturgiche, che il Concilio Vaticano II ha auspicato come profondo rinnovamento cristiano, come nuovo inizio)».
Il primo impatto dell’adeguamento sperimentale è l’apertura e l’ariosità dello spazio, che può anche lasciare la sensazione di un vuoto. Ma «pregare significa lasciare uno spazio aperto, non occupato da noi, dalle nostre attività e bisogni, ma lasciato libero per il venire libero del Signore».
La disposizione liturgica con l’altare al centro manifesta che tutti coloro che vi stanno attorno sono co-offerenti del sacrificio: tutti i battezzati partecipano del sacerdozio di Cristo e, dunque, “tutti celebrano, uno presiede”.
Nelle liturgie domenicali e festive la Parola sarà proclamata dall’ambone. Questo simboleggia che la Parola che ci libera viene dall’alto: è dono di Dio che ci parla e ci risolleva dall’angoscia e dalla paura e ci consente di guardare e valutare la vita e la storia da un’altra prospettiva.
«Il culto celebrato in questa chiesa – ha concluso il vescovo - ci santifica per vivere nel tempo a lode e gloria della Trinità e ci prepara a godere per sempre della gloria divina insieme ai celebranti del cielo».
L'anno liturgico appena cominciato sarà il tempo per sperimentare questo adeguamento, perché i fedeli che abiteranno questo spazio per la preghiera comunitaria e personale possano suggerire eventuali modifiche o aggiustamenti necessari.
Il carattere provvisorio e sperimentale di tale adeguamento è immediatamente visibile anche dai materiali utilizzati per l'altare e la sede del vescovo. Si tratta infatti di materiali poveri e facilmente riutilizzabili in altri contesti liturgici.
Le stesse sedie dei fedeli, certamente elementi la cui qualità non deve essere trascurata, sono tutte recuperate da altre chiese del territorio, sempre con l'obiettivo di concedere il tempo necessario per la sperimentazione, prima delle scelte definitive.